Barry Eichengreen è professore di Economia e Scienza politica all'Università di Berkeley. Il suo campo di ricerca principale è il sistema monetario e finanziario internazionale.
Nato nel 1952, si è laureato a Yale nel 1976 ottenendo nella stessa Università il Ph.D. in Economia nel 1979.
Barry Eichengreen è stato consluente del Fondo Monetario Internazionale nel 1997 e nel 1998.
- 06 aprile 2022
Perché la notizia del declino di re dollaro è una esagerazione
Una vera valuta di riserva poggia su un mercato dei capitali grande ed efficiente e sulla forza politica e militare
- 06 aprile 2020
Debiti e liquidità, come tenere in vita l’economia globale in «lockdown»
Piani ambiziosi di spese pubbliche per superare la paralisi dovuta al lockdown
- 11 dicembre 2018
L’economista Usa Eichengreen: «L’Italia chieda alla Ue più spazio fiscale in cambio di vere riforme per la crescita»
Chi è più vulnerabile alla tentazione populista, gli Stati Uniti o l’Europa? Lo sono entrambi, per ragioni storiche molto diverse, è la risposta di Barry Eichengreen, a Roma per tenere le “Lezioni Federico Caffè” alla facoltà di Economia della Sapienza. Quanto al nostro paese, il consiglio
- 12 novembre 2018
Re dollaro: perché la sfida di Cina, Russia, Iran e Venezuela è destinata a fallire
Parafrasando la celebre frase di Mark Twain in risposta a chi lo aveva dato per prematuramente scomparso possiamo dire che la previsione secondo cui il dollaro potrebbe perdere il suo status di valuta di riserva principale del mondo «è fortemente esagerata». Parola di Adam Slater, economista di
- 06 novembre 2018
L’economia Usa corre. Ma il merito di chi è?
Dire che le elezioni di metà mandato negli Usa sono una sorta di referendum sul presidente e che il partito di quello in carica ottiene buoni risultati quando gli indicatori economici sono positivi è un’ovvietà. Nell’era di Donald Trump, invece, questa regola – come molte altre, d’altronde – viene
- 12 giugno 2018
G7 e Corea, Trump e il (dis)ordine mondiale
L’esibizione, abbreviata, di Donald Trump al vertice del G7 in Canada, dove il presidente americano si è malamente scontrato con sei dei tradizionali alleati dell’America (vedi il tweet con il quale ha disconosciuto i risultati del vertice), ha rappresentato il momento culminante di un mese
- 05 giugno 2018
L’eredità del miracolo economico
Nel 1965, quando comparve nelle edicole il primo numero del Sole 24 Ore, l’Italia era nel pieno di un boom economico straordinario. Dal 1950 al 1973 il Pil per ora lavorata crebbe a un tasso medio annuo del 5 per cento, un record storico. Una crescita vigorosa che contrasta nettamente con
- 21 maggio 2018
Il «fascino» del modello autoritario di Pechino
La Cina diventerà la più importante potenza economica e geopolitica al mondo nel volgere di poco? O ha già raggiunto questo status, come alcuni ipotizzano? E, nel caso in cui la risposta a entrambe le domande fosse affermativa, quali sarebbero le implicazioni globali per il futuro della democrazia?
- 06 marzo 2018
E se il renminbi sfidasse il dollaro?
Barry Eichengreen, Arnaud Mehl e Livia Chitu, How Global Currencies Work: Past, Present and Future, Princeton University Press, 2017
- 06 febbraio 2018
La promessa mancata di Trump
Poco più di un anno fa, sotto un cielo grigio e di fronte a una folle esigua, Donald Trump ha prestato giuramento come presidente degli Stati Uniti. Nel suo discorso di insediamento, promise che, «Ogni decisione sul commercio, sulle tasse, sull’immigrazione, sugli affari esteri, verrà presa a
- 03 gennaio 2018
La rivoluzione parte dalle altre discipline
L’economista «deve essere in un certo modo matematico, storico, statista, filosofo; maneggiare simboli e parlare in vocaboli; toccare astratto e concreto con lo stesso colpo d’ala del pensiero».
- 14 dicembre 2017
Ue, quale unione fiscale e politica
Il combattivo ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, e il suo rivale, l’ex ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, sono stati ai ferri corti sulla questione del debito greco durante tutto il mandato di Varoufakis. Ma erano pienamente d’accordo quando si trattava della
- 26 ottobre 2017
Data in Advance of Theory
Advanced training in economics, its critics lament, is out of touch with the times. In the first year of graduate programs – all graduate programs – students receive detailed tutoring in methods. Instruction focuses on technique, abstracting from real-world problems.
- 26 ottobre 2017
Così i big data sono già nei campus
La formazione economica avanzata, lamentano i critici, non è al passo con i tempi. Nel primo anno dei corsi di laurea specialistici – in tutte le università – gli studenti vengono accuratamente istruiti sulla metodologia. L’insegnamento è incentrato sulla tecnica, astratto dai problemi del mondo
- 23 ottobre 2017
Comprendere l’ondata secessionista globale
Interpretazioni spesso ardite del diritto all'autodeterminazione dei popoli, insieme all'azione di forze politiche ed economiche globali, stanno destabilizzando molte regioni del mondo. Nelle ultime settimane, i governi regionali della Catalogna in Spagna e del Kurdistan in Iraq hanno tenuto
- 20 ottobre 2017
Perché il dollaro non è morto ma non sta bene
Mark Twain non ha mai detto «La notizia della mia morte è alquanto esagerata», ma la falsa citazione è troppo simpatica per non riusarla. E il concetto che ne è alla base non potrebbe essere più calzante per discutere del ruolo internazionale del dollaro.
- 12 ottobre 2017
Il potere delle donne
La scorsa settimana, con una raffica di tweet, il presidente americano Donald Trump ha accusato Carmen Yulín Cruz, sindaco di San Juan, Puerto Rico, di “scarsa leadership” dopo che quest’ultima aveva osato criticare la risposta del governo federale Usa all’uragano Maria. Il capriccioso cinguettio
- 03 ottobre 2017
Brexit, la debolezza del governo di Londra entra nel dibattito Ue
«Per favore, licenziate Johnson». L’invito di Manfred Weber, vicepresidente del Ppe, eurodeputato tedesco della CSU bavarese alleata del cancelliere Merkel, suona come uno sberleffo. Dai banchi dell’europarlamento a Strasburgo, il quarantacinquenne Weber chiede al governo britannico di licenziare