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Raffaella Calandra

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Raffaella Calandra

Raffaella Calandra è inviata di Radio24-IlSole24ore. Conduttrice della trasmissione Storiacce, rubrica che cura anche sul magazine IL del Sole24ore. Nata a Benevento, è laureata in Lettere antiche con una tesi sull' ”Esodo nella tragedia greca”, tra le Università “Federico II” di Napoli e “Heinrich Heine” di Duesseldorf (Germania). E' stata assunta dal Gruppo 24ore nel settembre 2001, a conclusione del master-scuola di giornalismo dell'Università di Bologna. Dopo stage e collaborazioni con le redazioni di Repubblica/Bologna e Repubblica.it; Libero; Il Corriere del Mezzogiorno di Napoli; Gr 1 RadioRai; Internazionale. Professionista dal 2002, è cresciuta dentro Radio24, occupandosi soprattutto di cronaca giudiziaria, emergenze e attualità varia. Dal settembre 2006, conduce la rubrica d'inchiesta “Storiacce”, in onda ogni domenica alle 21 su Radio24, titolo anche del suo blog. Ha collaborato anche con Al Jazeera International. Dal 2012 al 2016, è stata il vicedirettore della scuola di giornalismo “Walter Tobagi”- dell' Università Statale di Milano e dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, dove continua a seguire come docente giovani cronisti. Vincitrice dei premi “F.Giustolisi” (2017); Comunicazione giuridica A.Sta.F (2014); cronista dell'anno (2010); “G.Vergani” (2009); “E.Fromm” (2000). Partecipa come relatrice a dibattiti e festival sui temi della legalità.

Luogo: Milano

Lingue parlate: inglese, tedesco

Argomenti: current news, investigative journalism

Ultimo aggiornamento: 09 febbraio 2022
  • 15 marzo 2021
    Andra e Tatiana Bucci, le bambine sopravvissute ad Auschwitz

    PodcastCultura

    Andra e Tatiana Bucci, le bambine sopravvissute ad Auschwitz

    Andra e Tatiana Bucci avevano quattro e sei anni quando sono state deportate nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ad una parte della loro famiglia. I ricordi di quel periodo buio della loro vita sono a tratti nitidi. L'arresto una sera di fine marzo del 1944; il pianto della nonna che in ginocchio prega l'ufficiale delle SS di prendere solo lei e non le bambine; il viaggio estenuante verso Auschwitz a bordo di un vero e proprio carro bestiame e quel numero impresso sulla pelle che Andra, nonostante tutto, non vuole cancellare. “É un segno che in fondo ce l'abbiamo fatta che siamo riuscite ad uscirne -racconta nell'intervista realizzata da Federico Taddia- Abbiamo vinto noi, che siamo rimaste, che siamo tornate, che raccontiamo.” Le due bambine sono riuscite a sopravvivere a quell'orrore grazie a una guardiana della “baracca dei bambini” che aveva preso a cuore le loro vite, salvandole dagli esperimenti del dottor Mengele. Non solo ricordi nella mente di Andra e Tatiana, ma anche tanti rimorsi che fanno ancora male, a distanza di anni. Uno fra tutti: l'aver rifiutato ogni contatto fisico con la madre che non riconoscevano più perché profondamente cambiata nell'aspetto dalle privazioni disumane del campo di sterminio. Oggi Andra e Tatiana sono felicemente nonne, hanno ricostruito tassello dopo tassello la loro vita ma non dimenticano quello che hanno subito e continuano ad essere testimoni di quella tragedia per fare in modo che quello che è stato non riaccada mai più.

  • 01 marzo 2021
    Ginette Kolinka, la vergogna di essere nudi

    PodcastCultura

    Ginette Kolinka, la vergogna di essere nudi

    “Io stessa lo racconto, lo vedo. E penso che non sia possibile essere sopravvissuti a cose simili. Vedo e sento. Ma voi, voi vedete?” In tutta la vita del dopo, Ginette Kolinka ha visto e sentito in modo diverso. Diverso, da prima. Prima della guerra, prima dei nazisti, prima di Birkenau e prima della perdita di quello che era. Il bisogno di ricordare, di rivivere e di condividere quello che ha vissuto inizia per caso e dopo una telefonata della Fondazione Schindler. Da allora, Ginette Kolinka non ha mai smesso di accompagnare i giovani a vedere e sentire quello che è stato. Direttamente tra quelle baracche del campo di Birkenau, dove lei, alla loro età, è stata schiava, affamata e violata nella sua intimità.

  • 05 febbraio 2021
    Liliana Segre, una stella contro l’indifferenza

    PodcastCultura

    Liliana Segre, una stella contro l’indifferenza

    “Quando sono entrata in Senato, ho pensato alla bambina, quando fu espulsa dalla scuola nel 1938”. Porta sulla sua pelle e nei palazzi delle Istituzioni le cicatrici del secolo breve, Liliana Segre, figlia di una ricca famiglia ebrea, laica. Cacciata dal suo mondo, trovò solo finestre chiuse a Milano, mentre prima le leggi razziali, poi la furia nazista costrinsero lei e l'amato padre a tentare- invano- la fuga in Svizzera. Furono arrestati e il 30 gennaio 1944 deportati, dal binario 21 della stazione centrale. Sulla banchina di Auschwitz-Birkenau, si salutarono per sempre. Solo 22 dei 605 del loro convoglio fecero ritorno dopo la prigionia, le selezioni, il lavoro nella fabbrica delle munizioni, dopo le marce della morte. E dopo i mesi della tregua, con gli americani. All'arrivo nella Milano della ricostruzione, non c'è spazio per i ricordi di una sopravvissuta, che smette di essere triste- confida nel 2018 a Maria Piera Ceci - dopo aver incontrato l'amore. Il marito, i figli e poi i nipoti le spalancano un nuovo mondo di affetti, in cui alla fine riesce anche a parlare dell'abisso di Auschwitz. Per 30 anni, Liliana Segre incontra soprattutto migliaia di ragazzi, a cui affida la sua testimonianza e la sua lotta contro l'indifferenza. “Io sono stata profuga sui monti; ho chiesto asilo politico e so cosa voglia dire essere espulsa”. Nominata senatrice a vita nel 2018, a 90 anni è costretta alla scorta dopo minacce e insulti. Ora c'è anche una stella, come quella che la aiutò a superare le notti ad Auschwitz, che porta il nome di Liliana Segre. Per brillare per sempre, contro l'indifferenza del mondo

  • 02 febbraio 2021
    «Non c’è fiducia nelle istituzioni ma la politica sembra non capirlo»

    Commenti

    «Non c’è fiducia nelle istituzioni ma la politica sembra non capirlo»

    Pensava di fare il filosofo del Rinascimento, ma da 30 anni Tano Grassoè il simbolo della ribellione contro il racket. Tra Napoli e Capo d’Orlando riflette sulla mancanza di denunce al Nord e sui rischi dell’era Covid

  • 26 gennaio 2021
    Nedo Fiano, il profumo della memoria

    PodcastItalia

    Nedo Fiano, il profumo della memoria

    “Quando Dio mi chiederà cos'ho fatto in tutta la vita, risponderò: io ho ricordato”. Ogni giorno, ci sono stati un numero sul braccio, dei buchi sulle gambe, ma anche un mattone e un profumo a riportare Nedo Fiano al dovere della memoria. Figlio di ebrei della media borghesia fiorentina, con un padre fervente sostenitore del Duce, fu deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz, dopo l'armistizio. Unico a sopravvivere, “perché avevo 18 anni, parlavo tedesco e sapevo cantare”, racconta in un'intervista ad Alessandro Milan nel 2008. A salvarlo, a Buchenwald, fu un soldato americano, che profumava di un sapone all'arancia. Un odore, che ha continuato a volere con sé. Come il mattone del forno crematorio 2, dove fu uccisa la mamma. Nella vita del dopo, fu la Milano industriale ad offrirgli una nuova occasione, insieme a moglie e figli. Dopo anni di silenzi, Nedo decide di aprire la valigia dei ricordi, davanti a ripetuti episodi di negazionismo e antisemitismo. Si è spento nell'anno della pandemia a 95 anni, lasciando a più generazioni il messaggio imparato nei lager: “è nell'ora più buia della notte, che l'alba è più vicina.

  • 26 gennaio 2021
    Voci della Memoria
  • 10 dicembre 2020
    San Donato, inchiesta sui rimborsi delle protesi: sequestro d’urgenza per 34 milioni
  • 02 novembre 2020
    Stati Uniti di Cosa Nostra

    IL

    Stati Uniti di Cosa Nostra

    Secondo l'Fbi, oggi in America ci sono quasi più mafiosi che a Palermo. Sono uomini d'onore “nuovi”, arrivati dalla Sicilia, senza alcun legame con le antiche famiglie raccontate dal cinema (e senza neppure la loro forza). Eppure, spiega a “IL” lo storico Salvatore Lupo, quella tradizione criminale e quel modo di rappresentarsi continua a costituire, per loro, un totem con cui fare i conti

  • 14 settembre 2020
    L'odio anche a casa nostra

    IL

    L'odio anche a casa nostra

    Spesso sono l'etnia e la razza. Altre volte la religione o la nazionalità. Altre ancora la disabilità̀o l'identità̀ di genere. L'onda delle discriminazioni nei confronti del “diverso” non risparmia l'Italia. E i dati confermano che sono in aumento. Come raccontano a “IL” i vertici dell'Oscad e dell'Unar, che si occupano di prevenire e contrastare questo genere di reati

  • 25 agosto 2020
    La trappola del Grooming

    IL

    La trappola del Grooming

    A casa, senza amici, connessi per ore. Lì dove le conversazioni possono diventare adescamenti, gli scambi di immagini trasformarsi in ricatti, i giochi in abusi. Durante il lockdown, i reati e i raggiri subiti dagli adolescenti sul web si sono moltiplicati: è l'allerta del capo della Postale a “IL”. Una minaccia insidiosa, perché c'è chi continua a preferire la vita sugli schermi a quella (ritrovata) del mondo reale

  • 30 luglio 2020
    Bologna 40 anni dopo: «Il lutto è comune, la verità ancora no»

    Commenti

    Bologna 40 anni dopo: «Il lutto è comune, la verità ancora no»

    Dicono che c’è un tempo per seminare. E uno, che stai lì ad aspettare. Questo, per le 85 vittime del 2 agosto 1980, per Paolo Bolognesi e per quanti hanno subìto il più grave attentato commesso in Italia in era di pace, è «il tempo della verità possibile. Anche se non ancora condivisa», sussurra il

  • 23 giugno 2020
    Solidarietà criminale

    IL

    Solidarietà criminale

    Nessun dubbio, la crisi scatenata dall'emergenza Coronavirus è per i clan una ghiotta occasione. Ne è convinto Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia: offrono aiuto, prestano soldi, e così facendo creano consenso e nuove affiliazioni. «Come in un pizzo al contrario», spiega a “IL”

  • 02 giugno 2020
    Codogno, 103 giorni dopo il paziente uno: la città è guarita

    Italia

    Codogno, 103 giorni dopo il paziente uno: la città è guarita

    Il comune lodigiano ha ospitato il capo dello Stato Sergio Mattarella per i festeggiamenti del 2 giugno: ora la prima zona rossa d’Italia vuole scrollarsi di dosso lo stigma di “inizio dell’epidemia”

  • 01 giugno 2020
    Consulta, una libreria di podcast per l’educazione costituzionale dell’Italia

    Italia

    Consulta, una libreria di podcast per l’educazione costituzionale dell’Italia

    Dal 2 giugno, i giudici della Corte raccontano sentenze e cambiamenti della nostra Repubblica. Progetto illustrato a Mattarella

  • 25 maggio 2020
    Roberto Vecchioni: «Nessun paese, nessuna città, nessuna regione italiana può vivere, se muore Milano»

    IL

    Roberto Vecchioni: «Nessun paese, nessuna città, nessuna regione italiana può vivere, se muore Milano»

    Roberto Vecchioni, il professore della musica italiana, racconta la sua città che ricomincia a vivere. E a proposito della sua dimensione sociale dice: «Non può mancare. È come se uno si svegliasse a Genova senza mare. Per Milano, il suo mare è il suo lavoro, la sua capacità ergonomica, la sua capacità di confronto dal vivo»