Paolo Morandini
Trust project- 28 maggio 2020
Walter Tobagi 40 anni dopo - L'analisi di Daniele Biacchessi
Accadeva in Italia proprio quarant'anni fa.E' una fredda mattina di maggio. Davanti all'abitazione di Walter Tobagi, inviato del Corriere della Sera e presidente dell'Associazione Lombarda Giornalisti, è appostato il commando della Brigata 28 marzo. Marco Barbone (Enrico), è il capo militare. Mario Marano (Fabio), è armato con una 7,65. Francesco Giordano (Paolo o Cina), carica la sua 357 Magnum. Daniele Laus (Gianni) infila nelle tasche una 38 special. Paolo Morandini (Alberto) è in bicicletta, disarmato. Anche Manfredi De Stefano, nome di battaglia Ippo, non è armato. La pioggia batte fitta sugli ombrelli aperti.Alle 11,10, Walter Tobagi esce di casa, devia a destra in via Andrea Salaino, cammina sul lato sinistro della strada. Barbone e Marano si trovano dietro a Tobagi, quattro o cinque metri di distanza.Il giornalista invece non si accorge di nulla, non si volta indietro, non nota niente di sospetto intorno, una circostanza che possa attirare attenzione. Si trova all'altezza di una trattoria in quei pochi centimetri di marciapiede che separano le siepi da una macchina in sosta. Alcuni colpi di pistola calibro 7,65 fermano il cammino di Walter Tobagi, uno dei migliori giornalisti italiani.Poche ore dopo giunge la rivendicazione.Oggi di Walter Tobagi restano le sue parole. Quelle che solo leggerle, pesano come macigni. Ancora oggi, 40 anni dopo.Il coraggio delle sue idee, un messaggio da consegnare alle nuove generazioni e alla Storia.
- 21 aprile 2020
«Walter Tobagi, memoria per le nuove generazioni»
La figlia Benedetta racconta la figura del giornalista del «Corriere della Sera» ucciso 40 anni fa dai terroristi
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