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Massimo Baldini

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  • 03 settembre 2024
    Cala il reddito reale delle famiglie italiane ed è sempre più alto il divario con la Ue

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    Cala il reddito reale delle famiglie italiane ed è sempre più alto il divario con la Ue

    Il reddito disponibile reale lordo delle famiglie nel 2023 diminuisce, soprattutto a causa della crescita elevata dei prezzi, e si attesta oltre sei punti al di sotto di quello del 2008. Questa è la fotografia che emerge dalle tabelle Eurostat sul "Quadro di valutazione sociale" secondo il quale migliorano invece i punteggi per l'Italia sul fronte dell'occupazione e della disoccupazione e sulla povertà di chi lavora che scende sotto il 10% per la prima volta dal 2010. Per quanto riguarda i redditi in Ue la media sale da 110,12 a 110,82 (2008 pari a 100) mentre l'Italia cala da 94,15 a 93,74.Per quanto riguarda il reddito l'Italia rispetto al 2008 ha fatto meglio solo della Grecia (nel 2022 il reddito lordo disponibile era al 72,1% rispetto a quello del 2008) mentre resta lontana dalla Germania con il 112,59% nel 2023. La Francia supera il 2008 (108,75 nel 2022) mentre la Spagna è ancora indietro (95,85).Eurostat segnala che migliorano i marcatori dell'Italia sul lavoro e sull'istruzione anche se i dati restano al di sotto di quelli medi dell'Ue. In particolare il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni in Italia sale dal 64,8% del 2022 a 66,3 nel 2023 con una crescita di 1,5 punti mentre in media in Ue l'aumento è di 0,7 punti, dal 74,6% al 75,3%. Nonostante questo aumento l'Italia resta ultima in classifica.Sulla disoccupazione l'Italia registra un calo di 0,4 punti percentuali (dall'8,1% al 7,7%), tendenza ancora rafforzata nel 2024, mentre l'Ue segna in media una riduzione di 0,1 punti (dal 6,2% al 6,1%). Il nostro Paese registra un crollo anche per i Neet (i giovani che non sono in un percorso di istruzione e formazione e non lavorano con il passaggio dal 19% al 16,1%), il dato più basso dall'inizio delle serie storiche nel 2009. In Europa in media si è registrato un calo di 0,5 punti, dall'11,7% all'11,2%. Diminuisce sensibilmente anche la disoccupazione di lunga durata (almeno un anno senza trovare lavoro) con il passaggio dal 4,6% al 4,2% della forza lavoro, il dato più basso dopo il 2009 anche se ancora superiore alla media Ue (2,1%). Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.L'Offensiva del Dragone punta a destabilizzare l'economia mondialeSecondo i dati della Banca mondiale, nel 2022 il 30% dell output manifatturiero mondiale originava dalla Cina, mentre i consumi privati cinesi rappresentavano solo il 13% di quelli globali. Ciò implica che le aziende cinesi riversano sui mercati internazionali il 60% delle loro produzioni, spesso a prezzi di realizzo, destabilizzando l economia mondiale. In un contesto normale per assorbire questo squilibrio il Paese dovrebbe stimolare i consumi interni o rivalutare il cambio. Ma il Partito Comunista Cinese da oltre venti anni rifiuta di applicare queste misure, di espandere i servizi pubblici (specialmente la sanità) e estendere la sicurezza sociale per i cittadini. Un Paese che ha costruito 45mila chilometri di linee ferroviarie ad alta velocità spendendo l equivalente di 750 miliardi di euro e che impegna cifre colossali per il riarmo, mantiene ospedali pubblici di infimo livello.Sono state formulate ipotesi più o meno fantasiose, per spiegare questo rifiuto: la mistica confuciana, (in salsa neo-maoista) di vita parca ed austera; il bias ideologico contro un economia orientata ai consumi che sfugge al controllo statale; la preoccupazione che un welfare generoso inoculi il virus dell indolenza nelle nuove generazioni. Tuttavia la motivazione più plausibile è inquietante e gravida di conseguenze. Innanzitutto occorre rottamare l idea che il regime cinese persegua la prosperità e il benessere della popolazione. L accumulo di capacità produttiva, lo spionaggio industriale, l appropriazione indebita di proprietà intellettuale, il dumping compongono una precisa strategia predatoria, una forma di guerra ibrida contro il resto del mondo. Il fine ultimo è ri-assurgere al ruolo egemonico di stampo imperiale che secondo Xi Jinping fu usurpato alla Cina durate il secolo delle umiliazioni. Del resto il Partito Comunista non fa mistero che l obiettivo primario è l ampliamento del potere su scala globale. Infatti sin dal 2015 con il programma Made in China 2025, il governo ha formulato un piano ambizioso, che punta alla primazia economica mondiale entro il 2049, sfruttando le economie di scala e il legame simbiotico tra apparato industriale e militare. Quindi le scelte di politica economica a Pechino puntano esplicitamente alla conquista dei settori più avanzati o strategici utilizzando sussidi, prestiti agevolati, restrizioni alle importazioni, manipolazioni valutarie e pratiche illegali. Ne parliamo con Fabio Scacciavillani, economista, editorialista Sole24 Ore.Emergenza peste suinaNegli allevamenti del Nord Italia si fa sempre più drammatica la situazione legata alla diffusione del morbo della Peste suina africana (Psa). Innocua per l'uomo ma mortale per i suini domestici e quelli selvatici, cioè i cinghiali. Il Commissario Straordinario alla Peste suina africana Giovanni Filippini ha comunicato ieri all'ANSA la presenza in Italia di 18 focolai in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna. Se ne aggiunge uno oggi nel Novarese per un totale di 25 focolai. I dati sono in evoluzione: non c'è giorno ormai in cui non si scopra un nuovo focolaio. Nella sua ultima ordinanza (di giovedì scorso 30 agosto) il Commissario ha inasprito con una sorta di "lockdown delle stalle" i divieti di movimentazione degli animali vietando in tutte le tre le fasce di restrizione lo spostamento di qualsiasi maiale, se non per raggiungere i pochi macelli attrezzati per l abbattimento dei suini provenienti da aree a rischio. Le aziende che non si atterranno alle regole per limitare i contagi dovranno chiudere.Gli allevamenti coinvolti dalle restrizioni sono centinaia e quando in un allevamento viene trovato un maiale malato, la legge impone l'abbattimento di tutti i capi. Oltre 50mila maiali sono già stati abbattuti nel nostro Paese. Cresce quindi la preoccupazione per la filiera suinicola italiana, una delle più performanti dell intero sistema agroalimentare nazionale con un valore tra produzione e indotto di circa 20 miliardi di euro, centomila posti di lavoro e 10 milioni di animali allevati che rappresentano il prodotto di base per la filiera dei grandi prosciutti Dop italiani (Parma San Daniele ma non solo) e di altri salumi Dop.La scorsa primavera ad essere particolarmente colpita è stata l'area del Piacentino, culla di molti allevamenti e di importanti produzioni di salumi Dop. Ora, nell'occhio del ciclone, c'è soprattutto la Lombardia: prima Pavia, poi Lodi. In Lombardia, dove si alleva il 50% di tutta la produzione suinicola nazionale, la preoccupazione è altissima: se la peste suina si diffonderà , sarà un'ecatombe.Gli allevatori sottolineano il peso dei danni indiretti, che vanno ad aggiungersi a quelli diretti (la perdita del capo che viene soppresso) e si pone quindi il tema dei possibili indennizzi. Il Commissario ha specificato che "Il governo sta prendendo in seria considerazione la situazione verificando quali sono gli indennizzi in termini di risarcimenti dei danni diretti e indiretti che gli allevatori stanno subendo"La fauna selvatica (cinghiali) rappresenta il principale veicolo di diffusione della Psa. Coldiretti evidenzia infatti la necessità di ridurre la pressione dei 2,3 milioni di cinghiali considerati ormai "fuori controllo" sul territorio nazionale. L'associazione si è mobilitata per chiedere anche un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare le speculazioni e lo stop a mutui e contributi per le aziende colpite. Ne parliamo con Gianfranco Comincioli - presidente di Coldiretti Lombardia.

  • 03 giugno 2024
    ​Vola la diseguaglianza: in declino la classe media. Al 10% delle famiglie il 60% della ricchezza

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    ​Vola la diseguaglianza: in declino la classe media. Al 10% delle famiglie il 60% della ricchezza

    Alla fine del 2023 la ricchezza netta complessiva delle famiglie è cresciuta a 11 mila miliardi di euro, da 10.600 a dicembre del 2022. A guidare questo incremento è stata la ricchezza finanziaria che è cresciuta del 6%, superando 5.600 miliardi di euro, soprattutto per la rivalutazione delle quote di fondi sia esteri sia italiani e per il rialzo di azioni e partecipazioni. Ma una maggiore ricchezza che ha contribuito a far volare le diseguaglianze: il 10% delle famiglie più facoltose detiene il 60% della ricchezza, e questo patrimonio nelle mani di pochi dal 2010 a oggi è continuato ad aumentare. Invece, la metà meno abbiente dei nuclei possiede solo il 7% dei beni. La novità è che si impoverisce la classe media perché non ha riserve finanziarie a cui attingere. Sono gli ultimi dati emblematici delle disuguaglianze in Italia, dove chi ha di più riesce ad accumulare sempre maggiori patrimoni, non c'è crisi né inflazione che tenga. L'analisi sulla distribuzione delle ricchezze delle famiglie compare nella relazione annuale della Banca d'Italia, presentata venerdì a Palazzo Koch insieme alle Considerazioni finali del governatore Fabio Panetta. Gli economisti di via Nazionale spiegano che la quota di ricchezza detenuta da questo 10% di famiglie tra il 2010 e il 2023 è cresciuta del 7%, passando appunto dal 53 al 60%, principalmente a scapito della classe media che ha perso il 4,8% del proprio patrimonio. La ragione di questo guadagno è riconducibile all'andamento favorevole degli strumenti finanziari più rischiosi, come azioni, partecipazioni, quote di fondi comuni, assicurazioni sulla vita. Il calo della ricchezza netta (che somma beni reali e finanziari) dei nuclei della classe media è dipeso dalla flessione del valore del patrimonio immobiliare. Mentre è rimasta sostanzialmente stabile, registrando un lieve calo, la ricchezza delle famiglie che Bankitalia inserisce nel «percentile» più basso. Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.Opec+, confermati tagli per 2milioni di barili al giornoIeri i Paesi dell Opec+ hanno deciso di estendere gli attuali taglialla produzione fino alla fine del 2025 per sostenere i prezzi del petrolio, in un momento di grande incertezza economica e geopolitica. L organizzazione estenderà il livello totale di produzione di greggio dall 1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 , come si legge in un comunicato. I tagli ammontano a due milioni di barili al giorno. Questa strategia, avviata alla fine del 2022 in risposta al calo dei prezzi, è pensata per giocare sulla scarsità dell offerta e rilanciare i prezzi. Oltre a questa estensione, l Opec+ ha deciso di aumentare l obiettivo di produzione degli Emirati Arabi Uniti di 300.000 barili al giorno. Abu Dhabi è uno dei Paesi che ha accettato di chiudere ulteriormente i rubinetti, su richiesta dell Arabia Saudita. Anche l Arabia Saudita e la Russia, nonché l Algeria, l Oman, il Kazakistan, il Kuwait e l Iraq hanno compiuto quest anno sforzi supplementari, che dovrebbero essere rinnovati nel 2025. Nel frattempo, Saudi Aramco ha venduto 12 miliardi di azioni: si tratta del più grande collocamento dell'anno. Approfondiamo il tema con Alessandro Plateroti, direttore Newsmondo.it.Materie prime, c'è penuria di cacao e caffé e il prezzo triplicaLa fava di cacao ad aprile ha raggiunto il record dei rincari sul mercato Ice di Londra, con 10 mila sterline a tonnellata, il triplo di un anno fa. Per il cacao il mercato globale ha un deficit di 400 mila tonnellate nel raccolto 2023-2024 a causa soprattutto di piogge e siccità eccezionali in Africa, primo produttore mondiale.  Per l'analista della società Areté Filippo Roda, consulente UnionFood sulle materie prime, i prezzi hanno sforato gli equilibri dettati dai fondamentali. «Pesano la ritenzione dell offerta, l incertezza sul clima, i blocchi del canale di Suez e la norma Ue sulla deforestazione, la speculazione sui mercati finanziari e i comportamenti anomali degli operatori commerciali». L'impressione è che la nuova preda sia il caffè. «Già a inizio 2022 dice Roda le quotazioni della varietà Arabica sul mercato finanziario di New York avevano toccato i 2,60 dollari a libbra, più del doppio dell anno precedente». A spingere i prezzi era un deficit legato ai cali nelle principali aree di origine, Brasile e Colombia. Ora, secondo gli analisti, la situazione è capovolta, con colture Arabica più fiorenti (+7% in Brasile) e Robusta più deboli (-35% in Indonesia nel 2023). A scompigliare la dispensa sono tornati gli speculatori. «Da inizio 2024 spiega Roda  i futures di Londra sul Robusta sono aumentati del 40%. Prezzi così alti stanno spostando la domanda sull Arabica, tornata a salire del 24%» nonostante i raccolti in ripresa. Ne parliamo con Filippo Roda, senior analyst in Areté, società specializzata in previsioni sui mercati agro-alimentari.

  • 16 maggio 2024
    Istat rivede al ribasso stime inflazione, ad aprile +0,8%. Ma pesa sempre sui più poveri e gli stipendi rimangono al palo

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    Istat rivede al ribasso stime inflazione, ad aprile +0,8%. Ma pesa sempre sui più poveri e gli stipendi rimangono al palo

    L'Istat rivede al ribasso stime inflazione di aprile. Nel mese scorso si stima che l indice nazionale dei prezzi al consumo per l intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +1,2% del mese precedente); la stima preliminare era +0,9%. Ad aprile l inflazione torna a dunque scendere, riportandosi allo stesso livello di gennaio e febbraio (+0,8%). La lieve decelerazione risente perlopiù della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-13,9% da -10,3% di marzo) e dei Servizi relativi ai trasporti (+2,7% da +4,5%). In leggero rallentamento risultano anche i prezzi dei Beni alimentari (+2,4% da +2,7%). Di contro, i prezzi dei Beni energetici regolamentati, nonostante il sensibile calo su base congiunturale (-10,1%), mostrano un profilo tendenziale in netta risalita (-1,3% da -13,8%). Continua a scendere, anche ad aprile, il ritmo di crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa (+2,3% da +2,6%), mentre l inflazione di fondo si attesta al +2,1% (da +2,3%).  L'inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Intanto sempre l'Istat ieri ha ricordato che tra il 2014 e il 2023, la spesa equivalente delle famiglie è cresciuta in termini nominali del 14% ma se si depura dalla crescita dei prezzi è diminuita del 5,8%. Lo rileva l'Istat nel suo Rapporto annuale sottolineando che l'impoverimento è stato generalizzato ma, che "il calo è stato più forte per le famiglie dei ceti bassi e medio-bassi, appartenenti al primo e al secondo quinto della distribuzione" con una riduzione rispettivamente del volume degli acquisti dell'8,8% e dell'8,1%. Le famiglie del ceto medio e medio-alto, appartenenti al terzo e quarto quinto, hanno diminuito le loro spese reali in maniera più significativa rispetto alla media nazionale (-6,3% il terzo e -7,3% il quarto) mentre le famiglie più abbienti, appartenenti all'ultimo quinto, hanno contenuto le proprie perdite con un -3,2%. Sempre l'istituto ricorda che l'occupazione cresce, soprattutto nella componente a tempo indeterminato. Ma, purtroppo, è in salita anche il lavoro povero; le retribuzioni perdono terreno; e la produttività del lavoro continua a ristagnare. È questa in sintesi la fotografia sul lavoro scattata dall Istat, ieri, nel suo rapporto annuale. Partiamo dagli occupati. Nel biennio 2022-2023 il loro numero è cresciuto a ritmi sostenuti: +1,8 per cento in entrambi gli anni (a fronte di una crescita del Pil molto più contenuta). A trainare sono i servizi e le costruzioni, spinte, queste ultime, dai generosi bonus edilizi introdotti (in questo settore, l occupazione è aumentata del 16,2%, contribuendo per un punto percentuale alla crescita complessiva). Il tasso di occupazione nel 2023 si è attestato al 61,5%, guadagnando due punti rispetto al 2019 (in Germania siamo però 15,9 punti in più); l incidenza del lavoro a termine (sul totale dei dipendenti) è diminuita di 0,9 punti (sul 2019), mentre è salita la quota di occupati part-time (17,6% del totale). Per le donne l incidenza del part-time è quattro volte superiore a quella degli uomini (rispettivamente 31,4 e 7,4%). Larga parte del lavoro part-time è involontario: il 54,8% dei lavoratori a tempo parziale infatti vorrebbe lavorare di più.Complice anche l impennata inflattiva, emerge la questione salariale. Nel 2022 erano 4,4 milioni i dipendenti privati che si collocavano nella fascia a bassa retribuzione annuale (sotto la soglia del 60% del valore mediano): giovani, donne e stranieri sono i più penalizzati. Non solo. Tra il 2013 e il 2023 il potere d acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell Ue27 è cresciuto a tassi compresi tra l 1,1% della Francia e il 5,7% della Germania. Secondo i dati dell Indagine sul reddito e le condizioni di vita (Eu-Silc) nel 2022 la quota di occupati a rischio di povertà in Italia è all 11,5% mentre nell Ue27 è l 8,5% del totale. Nel 2023 l incidenza di povertà assoluta in Italia è pari all 8,5% tra le famiglie e al 9,8% tra gli individui. Si raggiungono livelli mai toccati negli ultimi 10 anni, per un totale di 2 milioni 235mila famiglie e di 5 milioni 752mila individui in povertà. E il reddito da lavoro rischia di non essere più un argine al disagio economico: nei 10 anni infatti l incidenza di povertà individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti, passando dal 4,9% nel 2014, al 5,3% nel 2019 fino al 7,6% nel 2023. Su occupazione (e crescita) pesa poi sempre la produttività del lavoro che rimane stagnante. In volume, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l 1,3% tra 2007 e 2023, contro il 3,6% in Francia, il 10,5% in Germania e il 15,2% in Spagna.Ne parliamo con Francesco Seghezzi, direttore fondazione ADAPT, centro studi su lavoro e occupazione fondato da Marco Biagi e Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.Alluvione in Romagna, un anno dopo. Il 42,5% delle imprese è ripartito senza ristoriTra il 3 e il 17 maggio 2023, l'alluvione in Romagna ha causato l'esondazione di 23 fiumi, l'innesco di 80mila frane, con 17 vittime, 36mila persone evacuate, migliaia di case e fabbriche allagate e 8,5 miliardi di euro di danni certificati dall'Ue (5 nel pubblico, 3,5 nel privato). L'86% delle industrie romagnole ha già ripreso a lavorare a pieno regime; solo un 3% fatica a rialzarsi. E gli imprenditori sono ripartiti da soli, in parte supportati dagli indennizzi assicurativi, per chi era coperto da polizze (il 58%), ma quasi la metà delle aziende colpite (42,5%) non ha ricevuto alcun tipo di ristoro. E chi ha ottenuto aiuti è riuscito in media a coprire solo il 36% del danno subìto.I dati emergono dall'indagine diffusa ieri dal Centro studi di Confindustria Romagna e condotta nei primi dieci giorni di maggio tra le imprese associate nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, colpite dalle due ondate alluvionali di 12 mesi fa, da allora sotto stretta osservazione. «Parliamo di una sessantina di aziende - spiega il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi - cui abbiamo fornito sostegno nell'emergenza, mettendole in contatto con chi poteva fornire macchinari e spazi, poi abbiamo riconosciuto uno sconto sulla quota associativa tra il 65% e il 100% e oggi proseguiamo nell'attività di monitoraggio e affiancamento», in particolare per presentare le domande di ristoro, tutt'altro che semplici, come denunciano a gran voce gli imprenditori alle prese con la piattaforma Sfinge. Tornando allo studio, i numeri confermano che l'industria romagnola è tornata alla quasi normalità (solo il 3% del campione ha recuperato meno del 20% dei livelli pre-alluvione) e l'81% degli intervistati non prevede di attivare ammortizzatori sociali nei prossimi tre mesi.Ne parliamo con Roberto Bozzi, Presidente Confindustria Romagna.Il turno di Eni, il governo continua nella sua campagna di privatizzazioniArriva a sorpresa nella serata di ieri la nuova mossa del Governo sulle privatizzazioni. Questa volta tocca a Eni, il gioiello della corona del Tesoro, centrale anche nelle strategie governative sulla transizione energetica. Sul mercato, in un operazione gestita con Goldman Sachs, Jefferies e Ubs finisce il 2,8% del capitale del Cane a sei zampe, cioè poco meno di sei decimi della quota complessiva in capo al Mef: si tratta di quasi 92 milioni di azioni, per un valore poco sotto gli 1,4 miliardi di euro in base alle quotazioni di Borsa di ieri (mentre il giornale va in stampa l operazione non è ancora conclusa). Nei suoi connotati essenziali la scelta su Eni segue la strategia delineata nei mesi scorsi dal Governo su Poste, che potrebbe rappresentare il prossimo passaggio sulla strada delle privatizzazioni. Le azioni messe sul mercato infatti mantengono in mano pubblica una quota vicina al 30%, grazie al 28,5% di Eni nel portafoglio di Cassa depositi e prestiti. L obiettivo rimane in pratica quello di fare cassa sulle dismissioni senza però creare tensioni sul controllo, nel caso di Eni, garantito comunque dallo statuto anche sotto la soglia psicologica del 30 per cento. Il punto è essenziale per un asset come la prima società energetica del Paese, al centro di un complesso risiko di interventi in chiave domestica ma anche sul panorama internazionale, a partire dal Piano Mattei. Senza contare che proprio la rete di relazioni oltreconfine del gruppo guidato da Claudio Descalzi ha avuto un ruolo cruciale nel rapido cambio d orizzonte vissuto dalle forniture energetiche del Paese dopo l addio agli acquisti dalla Russia per l invasione dell Ucraina. La vendita di ieri arriva a valle dell annullamento operato da Eni su parte delle azioni oggetto del programma di buyback avviata nei mesi, che ha consentito a Cdp-Tesoro di salire di un altro 0,9% aumentando quindi la potenza di fuoco dell operazione. E segue a stretto giro la doppia cessione operata nei mesi scorsi su Monte dei Paschi, che ha fruttato in due tranche poco meno di 1,6 miliardi di euro. In pratica, quindi, il dossier Eni permette a Via XX Settembre di raddoppiare il consuntivo realizzato fin qui con le privatizzazioni, nell attesa della cessione più consistente che dovrebbe riguardare Poste. In questo caso ci sono infatti in gioco fino a 4,4 miliardi di euro, valore a cui si potrebbe arrivare attraverso la vendita dell intera quota in capo al Tesoro oggi pari al 29,26 per cento; anche qui il controllo pubblico resterebbe realizzato per il tramite di Cassa depositi e prestiti, titolare del 35% della società guidata da Matteo Del Fante. Le cifre che si muovono sono insomma consistenti, anche se restano lontane dall 1 per cento del Pil (circa 21 miliardi) previsto dal programma ufficiale di finanza pubblica fra 2023 e 2027. Il filone delle privatizzazioni è cruciale oggi soprattutto per evitare di spingere troppo in alto la linea del rapporto fra debito e Pil, vista in crescita anche nel Def 2024 a causa delle ricadute in termini di fabbisogno prodotte dai crediti d imposta nell edilizia.Ne parliamo con Gianni Trovati, de Il Sole 24 Ore.

  • 13 dicembre 2023
    A difesa delle donne

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    A difesa delle donne

    In apertura il punto di vista di Paolo Mieli sulle principali notizie della giornata.Sta facendo discutere la decisione del procuratore di Procura di Marsala che, su un caso di stalking quotidiano, ha imposto il  braccialetto elettronico per lui, il divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalla fidanzata, il divieto di contattarla con qualsiasi mezzo, telefono, mail, social network, ma anche il braccialetto elettronico per lei solo per avere contezza di un eventuale avvicinamento di lui. Ne parliamo con Paola Di Nicola, magistrata, consigliera della Corte di Cassazione e consulente della Commissione parlamentare sul femminicidio ed Emiliana De Blasio, coordinatrice scientifica del CMDI - Centre for Media and Democratic Innovations “Massimo Baldini” della Luiss Guido Carli.

  • 06 dicembre 2023
    Torna la campagna Telethon sulle rete Rai dal 9 dicembre

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    Torna la campagna Telethon sulle rete Rai dal 9 dicembre

    Torna la Maratona di Fondazione Telethon sulle reti Rai: dal 9 al 17 dicembre sarà una settimana all'insegna della solidarietà, con tanti appuntamenti per sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Torneranno in oltre 3.000 piazze in tutta Italia i Cuori di cioccolato, distribuiti il 10, 16 e 17 dicembre. Ospite Francesca Pasinelli, direttrice generale di Fondazione Telethon.I consumi sostengono la crescita ma preoccupa la povertà giovanile "L'Italia arriva all'attuale rallentamento in ottima salute". Lo dice il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella alla presentazione delle previsioni su e consumi di Natale tredicesime (in aumento del volume delle 13esime mensilità di dipendenti e pensionati che raggiungono 50,1 miliardi di euro, dai 47,4 miliardi del 2022 a prezzi correnti). La congiuntura peggiora, secondo la sua analisi, che prevede una crescita dello 0,8% quest'anno e dello 0,9% nel 2024, ma agosto e settembre sono stati il bimestre migliore di tutti i tempi per presenze turistiche, la produzione industriale ha smesso di calare e l'occupazione cresce. Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.Stellantis, Urso: "Siamo a un punto di svolta". I sindacati: "Passare ai fatti""Oggi si insedia un tavolo di sistema con tutti gli attori. L'obiettivo è di raggiungere con Stellantis almeno un milione di veicoli prodotti nel nostro Paese". Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, dopo il tavolo sull'automotive. Dobbiamo destinare le risorse che abbiamo per aumentare la produzione italiana in modo progressivo e continuativo fino a raggiungere quell'obiettivo . Freddi i sindacati: Basta annunci . E il presidente della Regione Piemonte Cirio: Stellantis aumenti la produzione. Ne parliamo con Roberto Vavassori, Presidente ANFIA.

  • 25 ottobre 2023
    Gli effetti dell’inflazione: più di due milioni di famiglie in povertà assoluta

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    Gli effetti dell’inflazione: più di due milioni di famiglie in povertà assoluta

    Secondo i dati Istat, nel 2022 sono più di 2,18 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta. Quanto ha inciso l’inflazione su questi dati?Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.Il crollo di NexiTensione nel settore dei pagamenti digitali. La debacle della competitor francese Worldline incide sul titolo di Nexi.Ai nostri microfoni Carlo Festa de Il Sole 24 Ore.Il punto sulla ManovraQuella di quest’anno, con circa 24 miliardi, sarà la legge di bilancio più “piccola” degli ultimi dieci anni. Facciamo il punto con Alberto Orioli, vicedirettore de Il Sole 24 Ore.

  • 28 settembre 2023
    Patto anti-inflazione: arriva il paniere prodotti a prezzi scontati

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    Patto anti-inflazione: arriva il paniere prodotti a prezzi scontati

    Malgrado il leggero calo ad agosto (5,4% su base annua ad agosto rispetto al 5,9% di luglio) l inflazione continua a mordere, col carrello della spesa che segna continui aumenti, giunti a pesare sulle famiglie con 400 euro in media in più all'anno. Rincari che riguardano anche bollette energetiche e carburanti. Da qui il pressing del governo sulle associazioni aderenti della distribuzione, del commercio e dell industria del largo consumo per il patto-anti inflazione sottoscritto a Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme ai rappresentanti di Confersercenti, Confcommercio e Federdistribuzione. Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.Carburanti, in Italia 11 euro in più per il pieno. Ipotesi accisa mobileIn media un pieno di benzina in Italia costa 11 euro più che nel resto d'Europa, per colpa delle tasse che corrispondono al 57% del costo. I calcoli sono stati resi pubblici dai benzinai di Faib Confesercenti, nella loro assemblea di ieri a Roma. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, presente ai lavori, non ha fatto annunci risolutivi, ma ha sottolineato che il governo col decreto Energia ha stanziato 100 milioni per i carburanti da distribuire ai meno abbienti attraverso la social card e ha ribadito che «se la situazione dovesse peggiorare, valuteremo se usare l'accisa mobile introdotta col decreto Trasparenza, che permette di ridurre la tassa sui carburanti utilizzando l'extra-gettito dell'Iva». Problemi anche dalle bollette. Ospite: Giuseppe Sperduto, presidente FAIB (Federazione autonoma italiana benzinai) della Confesercenti.Sul brennero Italia alla Corte di giustizia Ue"Noi come governo italiano adiremo la Corte di giustizia europea perchè riteniamo che l'Austria stia infrangendo normative, regolamenti e trattati per fare concorrenza sleale". Lo ha detto oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini parlando della questione Brennero. Ne pariamo con Pasquale Russo, Presidente di Conftransporto.

  • 28 ottobre 2022
    Fatturato in crescita nel 2022 per il manifatturiero italiano ma lo scenario è in chiaroscuro

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    Fatturato in crescita nel 2022 per il manifatturiero italiano ma lo scenario è in chiaroscuro

    L'industria manifatturiera italiana potrà chiudere il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita del 2,1% rispetto al 2021. È quanto emerge dalla 102/a edizione del rapporto sui settori industriali realizzato da Intesa Sanpaolo e Prometeia e presentato l'altro ieri. A prezzi correnti, l'incremento del fatturato sale a +25,2%, sostenuto dalla spinta inflativa, accentuata dalla traslazione lungo le filiere dei rincari energetici. E oggi l'Istat ha presentato i dati sui prezzi alla produzione industriale. Aumentano del 2,8% su base mensile e del 41,8% su base annua. Per tutti i settori manifatturieri i più marcati riguardano prodotti chimici, coke e prodotti petroliferi raffinati, industria del legno, della carta e stampa e articoli in gomma e materie plastiche. Ne parliamo con Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo. L'inflazione vola a +11,9% su base annua: aumento del 12,7% per il carrello della spesa, record dal 1983 Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di ottobre l indice nazionale dei prezzi al consumo per l intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5% su base mensile e dell 11,9% su base annua (dal +8,9% del mese precedente). «È necessario risalire a giugno 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del +13%, per trovare una crescita dei prezzi del carrello della spesa, su base annua, superiore a quella di ottobre e a marzo 1984 per un tendenziale dell indice generale Nic pari a +11,9%», segnala l Istat. L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +8,0% per l i ndice generale e a +3,7% per la componente di fondo. Intanto le retribuzioni non tengono il passo: nei primi nove mesi dell'anno il divario tra la dinamica dei prezzi - misurata dall'Ipca - e quella delle retribuzioni contrattuali è pari a 6,6 punti percentuali. Nel periodo gennaio-settembre 2022, la retribuzione oraria media è aumentata dell'1,0%, incremento più consistente di quello registrato per lo stesso periodo nel 2021 (pari allo 0,6%). Ma sotto il livello dell'inflazione. Approfondiamo il tema con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.

  • 18 ottobre 2022
    Lavoro, rallentano le assunzioni e le aziende fanno fatica a trovare lavoratori qualificati

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    Lavoro, rallentano le assunzioni e le aziende fanno fatica a trovare lavoratori qualificati

    Sono 477mila le assunzioni di personale programmate dalle imprese per ottobre e 1,2 milioni quelle per il trimestre ottobre-dicembre, con una flessione rispetto all'anno precedente del 5,4% nel mese (-27mila lavoratori) e del 10,4% nel trimestre. È il risultato delle difficoltà legate al caro energia "Ma c'è un altro problema da evidenziare: non si trovano più le figure professionali - sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere -. Mancano dai pasticceri ai cuochi e dipende da vari fattori, non solo quello economico, perché se così fosse avremmo un riequilibrio dal mercato, invece mancano proprio le figure professionali perché c'è disallineamento formativo e calo demografico". Ne parliamo proprio con Andrea Prete, presidente di Unioncamere, e Francesco Seghezzi, direttore fondazione ADAPT, centro studi su lavoro e occupazione fondato da Marco Biagi. Non si ferma l inflazione, a settembre +8,9% su base annua. E la povertà nel 2021 è ai massimi storici A settembre i prezzi al consumo segnano un aumento di tre decimi di punto su base mensile e un +8,9% su base annua contro il +8,4% di agosto. Si confermano così le stime preliminari dell Istat. Nel mese l inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5% e quella al netto dei soli beni energetici da +5% a +5,5%. L inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo. I maggiori rincari coinvolgono la spesa alimentare che passa a +11,4% dal precedente +10,4% mentre i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona toccano il +5,7% dal +4,6%. Inoltre il nuovo Rapporto della Caritas italiana, diffuso oggi in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, certifica che nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). Approfondiamo il tema con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia. L'allarme di Tavares: «L'Ue difenda i costruttori dall'assalto di Pechino» L'edizione 2022, la prima post pandemia, del salone di Parigi sarà ricordata non tanto per il ritorno della Renault 4 o il lancio della Jeep elettrica Avenger, quanto piuttosto per essere stata la prima vera rassegna internazionale dove si è vista tutta la potenza di fuoco dei costruttori cinesi con Byd in testa che sull elettrico hanno conquistato un vantaggio competitivo azzerando o quasi il gap con gli europei. E il pericolo cinese agita i sonni di Carlos Tavares, il ceo di Stellantis che invoca un "rafforzamento" dell'Europa rispetto alla concorrenza dei costruttori automobilistici Pechino. Rispondendo ai cronisti a margine del Salone dell'Auto di Parigi, Tavares, chiede una maggiore "reciprocità" tra i mercati europeo e cinese. "Credo si debba chedere all'Ue di rafforzare il mercato europeo dinanzi ai produttori cinesi". Per Tavares, "non c'è motivo" che si renda l'accesso al mercato europeo facile per i cinesi senza avere in cambio il contrario. Ne parliamo con Flavia Carletti di Radiocor.

  • 17 ottobre 2022
    Road map del governo, dall'Aiuti quater alla manovra

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    Road map del governo, dall'Aiuti quater alla manovra

    Domani martedì 18 ottobre, alle ore 15.00, deputati e senatori sono convocati in parlamento per la costituzione dei gruppi parlamentari con l'elezione dei rispettivi presidenti. Sarà poi il turno dell'elezione di vicepresidenti, questori e segretari di Camera e Senato, ed è già da giovedì 20 ottobre che potrebbero partire le consultazioni con Mattarella. Il tempo corre veloce e il governo ha i giorni contati e le urgenze sul tavolo sono molteplici, innazitutto il nuovo decreto aiuti per contrastare il caro energia per famiglie e imprese, dopodiché bisogna affrettarsi per formulare la manovra di bilancio. Ne parliamo con Gianni Trovati de Il Sole 24 Ore. Giallo Cina, pubblicazione dei dati Pil bloccati nei giorni del Congresso È giallo in Cina perché il governo ha bloccato oggi la diffusione dei dati sul PIL. Rinvio senza spiegazioni, ma sullo sfondo c'è il Ventesimo Congresso del Partito Comunista iniziato ieri 16 ottobre: che sta succedendo a Pechino? Approfondiamo il tema con Alessandro Plateroti de il direttore di Notizie.it. Non si ferma l inflazione, a settembre +8,9% su base annua. E la povertà nel 2021 è ai massimi storici A settembre i prezzi al consumo segnano un aumento di tre decimi di punto su base mensile e un +8,9% su base annua contro il +8,4% di agosto. Si confermano così le stime preliminari dell Istat. Nel mese l inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5% e quella al netto dei soli beni energetici da +5% a +5,5%. L inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo. I maggiori rincari coinvolgono la spesa alimentare che passa a +11,4% dal precedente +10,4% mentre i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona toccano il +5,7% dal +4,6%. Inoltre il nuovo Rapporto della Caritas italiana, diffuso oggi in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, certifica che nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.

  • 08 marzo 2022
    La povertà in Italia nel 2021

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    La povertà in Italia nel 2021

    Nel 2021 le famiglie in povertà assoluta in Italia sono il 7,5%, lieve calo rispetto al 7,7% nel 2020. Lo rileva l'Istat spiegando che gli individui in povertà assoluta sono circa 5,6 milioni (9,4% del totale, come lo scorso anno. "Senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) - sottolinea l'Istituto - l'incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7,0% a livello familiare e all'8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, rispetto al 2020". L'incidenza di povertà assoluta, spiega l'Istat, è sostanzialmente stabile tra le famiglie con persona di riferimento occupata, da 7,3% del 2020 a 7,0% (quasi 922mila famiglie in totale), a sintesi di un miglioramento per questo tipo di famiglie al Nord (da 7,9% a 6,9%) e una sostanziale stabilità nel Mezzogiorno (dal 7,6% all'8,2%). In ulteriore difficoltà le famiglie con persona di riferimento cerca di occupazione (da 19,7% del 2020 a 22,6%). Dietro la notizia Con questi prezzi dell'energia, a oggi conviene tornare alle bombole del gas, invece che continuare a tenere il tradizionale contratto di fornitura. Il salto indietro è di trent'anni.Oggi il gas ha toccato 204 euro al megawatt h (-10%), aveva aperto in rialzo ad Amsterdam del 21,04% a 275 euro.Ieri aveva segnato il massimo storico di 300 euro al Mwh(+54%). E alla luce delle incertezze dovute alla guerra in Ucraina continua a salire il prezzo dell'oro mentre il rally interessa quasi tutte le materie prime, in testa il nichel che ha registrato un aumento record del 66% a 487.078 dollari la tonnellata. Il lingotto con consegna immediata guadagna un altro 0,9% a 2.013 dollari l'oncia. Nell'ultimo mese le quotazioni, sottolinea Bloomberg sono cresciute del 4%. Crescono anche argento e ferro. La strategia energetica europea L'Europa cerca di rendersi indipendente dalle forniture energetiche della Russia. E' questo l'obiettivo del Consiglio europeo informale di Versailles in programma per il 10-11 marzo e del programma Repower Eu lanciato oggi dalla Commissione europea.Erano circolate voci su un eventuale lancio di "eurobond" su vasta scala per finanziare le spese dell'energia e della difesa, sulla scia di quanto era stato fatto con il piano Next Generation Eu. Ma sono state smentite dal vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans. L'indiscrezione su possibili Eurobond in cantiere aveva acceso le borse in giornata. Ospiti: Massimo Baldini , docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, Alessandro Plateroti , Adriana Cerretelli , editorialista del Sole 24 Ore.

  • 20 giugno 2021
    Pandemia e nuove povertà

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    Pandemia e nuove povertà

    Stando alle stime preliminari dell'Istat, nel 2020 le famiglie totalmente indigenti sono 335.000 in più rispetto al 2019, per un totale complessivo di 5,6 milioni di soggetti, il 9,4% della popolazione italiana. Come dovrà cambiare il welfare-state nel mondo post-pandemia? Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze all'Università di Modena.

  • 10 marzo 2021
    Superbonus, Modena area laboratorio per rilanciare i cantieri

    Urbanistica

    Superbonus, Modena area laboratorio per rilanciare i cantieri

    Orsini (Sistem Costruzioni): riunite competenze per coprire tutte le fasi di progettazione e gestione

  • 04 marzo 2021
    Aspettando il dl sostegno

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    Aspettando il dl sostegno

    In parallelo al nuovo Dpcm e le restrizioni che scatteranno il 6 marzo, il governo Draghi conta di varare anche il nuovo pacchetto di aiuti alle imprese nel giro di 7-10 giorni.  Dalla bozza che circola, in ballo ci sono 10-12 miliardi di contributi a fondo perduto a favore delle imprese e partite Iva, da attingere dai 32 miliardi di extra deficit che il Parlamento aveva autorizzato con l'ultimo scostamento di bilancio di dicembre. I destinatari sarebbero 2,7 milioni di professionisti e imprese con fatturato fino a 5 milioni, che dovranno dimostrare la perdita del 33% della media mensile del fatturato annuo 2019 con la media mensile del fatturato 2020. Le fasce di indennizzo sono del 30% per imprese e professionisti con un fatturato di 100mila euro annuo, 25% da 101 a 400mila euro l'anno, 20% da 401mila a 1 milione, 15% da 1 a 5 milioni. Per le start up l'indennizzo è ancora da valutare.  Povertà assoluta,  record da 15 anni La povertà assoluta torna a crescere e tocca il record dal 2005. Le stime preliminari Istat del 2020 indicano valori dell'incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%) che si attestano a 5,6 milioni. Nell'anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo 4 anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008.  Big tecnologici Google smetterà di vendere le inserzioni pubblicitarie sulla base della navigazione degli utenti sui vari siti, in quella che è considerata una mossa in grado di affrettare la rivoluzione nell'industria della pubblicità digitale. Alphabet, riporta il Wall Street Journal, non userà più e non investirà più in tecnologie di tracking che identificano gli utenti del web mentre si muovono da un sito all'altro. Si tratta di tecnologie che si sono attirate crescenti critiche per motivi di privacy e nel mirino delle autorità. "Se la pubblicità digitale non si evolve per affrontare i crescenti timori della gente sulla privacy e sull'uso dell'identità personale si rischia il futuro" di un internet libero e aperto, afferma Google.  Ospiti: Gianni Trovati, Sole 24 Ore, Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, Andrea Biondi, Sole 24 Ore.

  • 03 agosto 2020
    Dov’è finita la ricchezza dei paesi Ue? Nelle tasche degli anziani a danno dei giovani

    24Plus

    24+ Dov’è finita la ricchezza dei paesi Ue? Nelle tasche degli anziani a danno dei giovani

    Precarietà e bassi salari hanno penalizzato i giovani, che da inizio secolo in Italia hanno perso più del 10%, mentre gli over 65enni hanno guadagnato quasi il 12%. Il nostro Paese più penalizzato anche per la bassa crescita e la dura transizione demografica. Lo rivela un'analisi comparata di tre economisti italiani, che anticipano i risultati principali al Sole24Ore

  • 10 giugno 2020
    Reddito di emergenza a rischio flop

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    Reddito di emergenza a rischio flop

    A meno di tre settimane dalla pubblicazione del decreto Rilancio, l'Inps manda in pagamento 67mila Redditi di emergenza (Rem), l'aiuto economico per le famiglie più in difficoltà che non hanno finora beneficiato di altri sussidi, compreso il Reddito di cittadinanza. Ma la buona notizia sulla velocità di erogazione arriva insieme a quella cattiva delle poche domande presentate: 244.355 finora. Di queste poco più di 147mila sono in istruttoria, mentre 39mila sono state respinte. - I dati neri dell'Ocse  L'Ocse ha presentato oggi le Prospettive economiche per i paesi che fanno parte dell'Organizzazione. I dati sono molto negativi e per il segretario generale dell'Ocse questa è la crisi economica più forte dalla nascita dell'Organizzazione. - Ex Ilva, il governo respinge il piano di ArcelorMittal Il governo rigetta il nuovo piano industriale inviato venerdì scorso da ArcelorMittal, perché "mette in discussione" i livelli occupazionali e gli investimenti. E conferma l'obiettivo di non avere esuberi e la volontà di portare avanti un coinvestimento da parte dello Stato. All'incontro di ieri, in videoconferenza, con i sindacati e i commissari straordinari dell'Ilva, i ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, dell'Economia Roberto Gualtieri e del Lavoro Nunzia Catalfo rimarcano che quel piano non va bene, tanto che non lo discutono nemmeno con le organizzazioni dei lavoratori. Il governo intanto è intenzionato a portare avanti il confronto, "per poter trovare una soluzione": la prossima settimana ci sarà un nuovo incontro, alla presenza anche dell'azienda. OSPITI: Davide Colombo, Il Sole 24 Ore, Massimo Baldini, Professore di Scienza delle finanze all'Università di Modena e Reggio Emilia, Francesco Daveri, direttore del master full time Mba della Sda Bocconi, Domenico Palmiotti, Il Sole 24 Ore.

  • 13 gennaio 2020
    Pensioni

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    Pensioni

    I tecnici del governo sono al lavoro per gestire la scadenza di Quota 100, il pensionamento con 62 anni di età e 38 anni di contributi introdotto dal primo governo Conte. Quota 100 è confermata per il 2020 ma è nata come misura sperimentale: la possibilità di anticipare il pensionamento vale soltanto fino al 31 dicembre 2021, quando scade la sperimentazione triennale appunto.Intanto la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato per lunedi' 27 gennaio Cgil, Cisl e Uil per riprendere il confronto sui temi previdenziali. L'appuntamento, si apprende, e' fissato presso la sede del dicastero a via Veneto alle ore 15.- DisuguaglianzaCresce in Italia la distanza tra i ricchi e i poveri. Il 20% della popolazione con i redditi piu' alti puo' contare su entrate superiori a sei volte quelle di coloro che sono nel quintile piu' in difficolta'. Una polarizzazione della societa' che diventa ancora piu' profonda al Sud, dove il gap tra le diverse fasce di reddito arriva anche a 7,4 volte. A scattare la fotografia e' Eurostat che ha appena aggiornato i suoi dati mettendo in relazione i diversi gruppi di redditi fino all'anno 2018. Si tratta, va detto subito, di un'immagine scattata prima dell'arrivo in Italia del reddito di cittadinanza, che ha portato nel 2019 risorse per 7 miliardi per la fascia piu' povera della popolazione, con un impatto che le statistiche misureranno nel prossimo futuro. Nel 2018, invece, il governo aveva rafforzato il Reddito di Inclusione in favore della poverta', con circa 300 milioni, ma a giudicare dai dati forniti dall'istituto di statistica europeo non sarebbe riuscito a contrastare l'aumento del gap tra i ricchi e i poveri. OSPITI: Davide Colombo Sole 24 Ore, Massimo BALDINI, docente economia pubblica università di Modena, autore Lavoce.info, co autore di "Diseguaglianza, povertà e politiche pubbliche", Il Mulino, Giuseppe Melara, pres e a.d dell'agenzia per il lavoro ed ente di formazione Formamentis.

  • 09 aprile 2019
    Un rebus di flat tax

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    Un rebus di flat tax

    Dopo l'approvazione del reddito di cittadinanza caro al Movimento 5 stelle, è ora la volta della flat tax bandiera della Lega. 15% la tassa piatta prevista fino a 50 mila euro per le partite iva, questa è l'ultima ipotesi per il Def. Questo mentre più dell'80% dell'Irpef è versato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati.Ne parliamo con Massimo Baldini, associato di Scienza delle finanze presso la facoltà di Economia di Modena, redattore de lavoce.info ed autore con Leonzio Rizzo del libro: Flat tax - Parti uguali tra disuguali - Il Mulino e Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.