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mario armano

  • 11 febbraio 2018

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    Il re del bob: Eugenio Monti, la leggenda del Rosso Volante

    Grenoble, Olimpiadi invernali del 1968. I Giochi della grandeur della Francia di De Gaulle, i Giochi delle prime volte, storiche, per la spedizione azzurra: Franco Nones gela gli scandinavi e i russi e fa suo l'oro nella 30 km di fondo; Erica Lechner trionfa prima donna italiana nella storia a cinque cerchi nello slittino femminile. Ma manca un oro, ancora, il più desiderato e inseguito: quello che dal 1956 sfugge a Eugenio Monti, il 'Rosso Volante' (come l'aveva chiamato Gianni Brera), il mito del bob mondiale. Il più forte di tutti, a detta di compagni e avversari, pluricampione iridato, ma mai olimpico. Fino a quei giorni di febbraio, a Grenoble, 50 anni fa.Stregati, i cinque cerchi, per Monti. Discesista sublime, nel dicembre 1951 rimane vittima di una banale caduta in allenamento. Il responso è una sentenza: due ginocchia saltate, niente più sci, niente Olimpiadi di Oslo nel 1952. Il bob nasce quindi come ripiego, per trasformarsi poi in passione. In meno di un quadriennio Monti diventa fenomenale pilota, tanto da presentarsi ai Giochi di casa, quelli di Cortina 1956, già con i favori del pronostico. Ma arrivano solo due argenti. Quattro anni dopo una beffa ancora più amara, perché a Squaw Valley il bob neanche sarà presente, causa la decisione degli organizzatori di non costruire un costoso impianto per una disciplina considerata di scarso interesse. Monti sublimerà il dispiacere conquistando quell'anno, sempre con Alverà, il suo quarto titolo mondiale (a fine carriera saranno nove). A 36 anni, i Giochi di Innsbruck del 1964 sembrano l'ultima occasione, ma qui, l'oro sfugge ancora, anche per quel bullone che Monti presta, al termine della prima manche, al pilota britannico Tony Nash e al suo frenatore Dillon, che grazie alla sua generosità vinceranno l'oro. Il cortinese sarà premiato dal Cio col riconoscimento al fair play intitolato a De Coubertin. Quarantenne, Monti arriva a Grenoble, per quella che già sa, in cuor suo, essere l'ultima possibilità di arrivare al titolo olimpico. A completare l'equipaggio del bob a due è il 27enne Luciano De Paolis, romano, dell'Aeronautica Militare. 11 febbraio 1968. Dopo le prime due manche, Monti è in testa, e tiene a distanza il tedesco Floth, il romeno Panturu, proprio il britannico Nash. Fa caldo, troppo caldo. Lo scirocco e la pioggia martellano la pista dell'Alpe d'Huez. Alla fine, dopo mille discussioni, la decisione: le ultime due manche rinviate di tre giorni rispetto al programma previsto - partiranno all'alba, alle ore 5. Nella terza, i tedeschi Floth e Bader sono impeccabili. Tocca ora agli italiani, Monti sembra volare come il solito, ma alla curva 11 uno schizzo di neve gli va sugli occhiali, offuscandone la vista; seguono tre sbavature. Eccola la maledizione a cinque cerchi che ritorna. E manca solo una discesa alla fine. Ma gli azzurri chiudono con lo stesso tempo, al centesimo, con i tedeschi occidentali. Stesso tempo al centesimo, ma il regolamento, appunto, attribuisce la vittoria agli azzurri, autori della discesa più veloce in assoluto. Il tabù è finalmente infranto: Eugenio Monti, il bobista più forte di ogni tempo, è ora (anche) campione olimpico. Il bis, senza colpi di scena stavolta, arriverà pochi giorni dopo, sabato 17 febbraio, nella trionfale prova del bob a quattro, nella quale a Monti e De Paolis si aggiungeranno Mario Armano, 22enne di Alessandria, di professione contabile, e Roberto Zandonella, cadorino di 24 anni, meccanico. Altri fantasmi continueranno a perseguitare nella vita privata: il divorzio dalla moglie americana, la morte di un figlio tossicodipendente, il Parkinson che lo colpirà in vecchiaia. Tormenti di una vita cui lo stesso Monti porrà termine, il 1 dicembre 2003, sparandosi un colpo di pistola alla testa nel garage della sua abitazione a Cortina. Oggi di questo straordinario campione ci resta il ricordo dei suoi compagni d'avventura. Anche quest'anno, come sempre, vedranno insieme le Olimpiadi e rivivranno la leggenda del Rosso Volante. La regia è di Paolo Corleoni