Carlo Melzi d’Eril è avvocato cassazionista del foro di Milano. Nato nel 1972, si è laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Pavia e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Procedura penale presso l’Università degli Studi di Ferrara. Nel 2010 fonda, insieme ad altri colleghi, lo studio legale ACCMS presso il quale esercita la professione di avvocato occupandosi di diritto penale, con particolare riferimento al diritto penale dei “colletti bianchi”, dell’economia, dell’impresa e dell’ambiente e di diritto dell’informazione. Accanto alla professione forense svolge attività di insegnamento e di ricerca. È tra i docenti delle Scuole superiore di specializzazione nelle professioni forensi dell’Università di Pavia-Bocconi e dell’Università Luiss, nonché dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino; insegna altresì in master organizzati dall’Università Statale e dall’Università Cattolica di Milano. Ha partecipato come relatore a incontri e convegni organizzati da diversi atenei, Ordini professionali forensi nonché dalla Scuola Superiore di Magistratura. Ha pubblicato più di novanta contributi fra capitoli di libri e articoli in riviste giuridiche in materia di diritto e procedura penale, diritto penale dell’ambiente, libertà di espressione e diritto dei media. È fondatore e co-direttore della rivista “MediaLaws - Rivista di diritto dei media”, fa parte del comitato scientifico della rivista “Lexambiente” e del comitato di redazione di “Rivista giuridica dell'ambiente”. Collabora dal 2004 con “Il Sole 24 Ore” e dal 2013 con il supplemento “Domenica”.
Luogo: Milano
Lingue parlate: inglese
Argomenti: diritto e procedura penale, diritto dell’informazione
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Il caso Fanpage e i doveri del buon giornalismo
Un giornalista può fingere di essere un militante di un partito, per conoscerne dall’interno le idee, le pulsioni e i sentimenti profondi? E ciò costituisce una preoccupante novità e un rischio per le democrazie, come sostenuto dal presidente del Consiglio sino a evocare pratiche di regimi
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Caso Signorelli-Piscitelli: è lecito che la stampa pubblichi conversazioni non inerenti al processo?
Si può pubblicare una chat acquisita agli atti di un processo penale, quando il fascicolo non è più segreto, nonostante l’argomento non abbia nulla a che vedere con l’imputazione?
- 30 maggio 2024
Riforma della giustizia, perché serve una formazione comune per avvocati e magistrati
La “separazione delle carriere” fra magistrati del pubblico ministero e giudicanti sembra a un passo dal diventare realtà. Prima ancora di addentrarsi nell’esame del disegno di legge costituzionale approvato ieri dal Consiglio dei ministri, vale la pena spendere due parole sulla sua impostazione
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Contestazione alla ministra Roccella, è censura o semplice dissenso?
I fatti: ieri si è dato avvio agli “Stati generali della natalità”, evento organizzato da una fondazione pro-famiglia che si batte contro la crisi demografica, davanti a una platea piena di scolaresche. All’inaugurazione dell’incontro, la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità
- 06 maggio 2024
Candidati fittizi: la necessità di una norma per evitare lo spettacolo delle false candidature
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Approvata dalla Camera una norma che vieta di pubblicare, in tutto o in parte, le ordinanze finché non siano concluse le indagini preliminari o l'udienza preliminare. Ecco perchè si è deciso di intervenire su una questione cruciale per la libertà di stampa e perchè questo intervento avrebbe un sicuro effetto negativo
- 06 novembre 2023
Premierato, così la riforma assegna strapoteri al Presidente del Consiglio eletto dagli italiani
Il progetto di riforma appare come un disegno con una chiara matrice ideologica, che concepisce la democrazia come incoronazione e che vuole il potere concentrato in un’unica mano, con pochi limiti
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Siamo di fronte a una sentenza piena di chiaroscuri, forse perché, lo ammettiamo, noi stessi per primi non abbiamo le idee chiarissime su ogni piega della questione. Quello che però si staglia è l’autorevolezza del nostro sistema giudiziario
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Dopo le violenze di Palermo e di Caivano quale risposta l'ordinamento nel suo complesso dovrebbe fornire alla cittadinanza attonita?
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Come non si affrontano i temi della giustizia
Abbiamo già avuto tante dimostrazioni che, quando il legislatore si trasforma in un lanciatore di dadi, il risultato del suo vivace attivismo non è altro che la somma di addendi casuali e soprattutto che, quando lo sguardo non va oltre il presente, il futuro sarà la ripetizione all’infinito di slogan vecchi e indimostrati
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Se buona parte degli studiosi e delle associazioni che tutelano i diritti dei detenuti portano avanti una battaglia anche culturale contro la disciplina del 41-bis fin dalla sua introduzione, sia i giudici di Palazzo della Consulta, sia la Corte europea dei diritti dell’uomo hanno finora sempre ritenuto legittimo l’istituto, sia pure con qualche correttivo
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